Presentazione del calendario 2011 della casa di reclusione Rebibbia - 10 gennaio ore 16.00 a Palazzo Valentini, Roma - Sala Pace
Il calendario può essere acquistato al prezzo di 9€ nelle seguenti librerie di Roma: Civilibro srl-Arion Euroma 2- Eritrea- Sport e cultura- ALTAIR NAZIONALE- Casa San Paolo- Libroline -Scuola e cultura – Scuola e cultura Bufalotta- Feltrinelli Orlando –Feltrinelli Argentina- Feltrinelli Appia – Feltrinelli Colonna- Feltrinelli Marconi- Feltrinelli Giulio Cesare
I proventi della commercializzazione del calendario sono devoluti all’associazione “A Roma Insieme” che si occupa dei bambini del Nido Rebibbia-Femminile.
“Un carcere possibile”
Marga EspositoCalendario dei detenuti 2011: primo esperimento come prodotto pubblico-commercializzabile di questo tipo (nel 2010 già brevettato come prodotto a diffusione privata) E’ stato realizzato interamente nella casa di reclusione di Rebibbia con 43 dei suoi “ospiti”, sostenuti da una loro insegnante (Maria Falcone), dall’editore di Infinito Edizioni e da altri collaboratori; con l’ausilio di illustri patrocini (tra cui: Ministero della Giustizia, Provincia di Roma, Garante Diritti Detenuti del Lazio, associazione Antigone ), senza alcuno scopo di lucro ma a favore dei 20 bambini circa che vivono nel carcere di Rebibbia con le madri detenute .
Il titolo “Schegge di Vita”, ben rappresenta la realtà di persone private della libertà la cui vera vita, si esprime unicamente attraverso momenti di socialità, momenti ricchi di quel contatto, di quello scambio umano che da’ senso ad ogni esistenza.
Il calendario, si propone di divulgare il più possibile la realtà carceraria tra le persone comuni che ne sono inconsapevoli o che non sono sensibili alla questione. Sappiamo che circa l’80% della popolazione ignora o vuole ignorare una fetta cospicua , affatto trascurabile, della nostra società: circa 70mila reclusi adulti reclusi e “costretti” in 43.327 posti , tale è infatti la capienza regolamentare degli istituti penitenziari italiani .
Le immagini del “lunario” ritraggono momenti di vita scolastica, lavorativa o di intrattenimento , situazioni costruite con impegno e costanza dagli operatori penitenziari, dagli insegnanti, dai volontari. Alla base di tutto volontà nel creare strutture, risorse e possibilità per fornire un speranza di dignità umana; oggi completamente defraudata dalla gravissima condizione in cui versa il sistema.giudiziario e penitenziario.
Gli “interni “delle altre carceri italiane non somigliano sempre al mondo che appare nelle immagini: le attività e le strutture riprese sono praticate ed utilizzate non sempre e non da tutti; le location sono quelle della casa di reclusione di Rebibbia , notoriamente una delle isole felici nel panorama della detenzione.
Nella civile Italia i detenuti si ammalano, non sono curati adeguatamente, muoiono, si suicidano, a volte non hanno spazi sufficienti per il minimo decoro necessario all’espletamento dei bisogni primari.
Eppure la maggior parte della gente non prova sdegno, come se tutto questo facesse parte di una naturale afflittività della pena.
Nonostante sia abolita la pena di morte in Europa e recentemente l’Italia sia stata promotrice della moratoria contro la pena di morte nel mondo, la maggior parte della gente vive nella convinzione che la vendetta appaghi o che faccia giustizia.
La vendetta non serve a nulla, tanto quanto la punizione afflittiva.
Unico fine della detenzione dovrebbe essere quello di rendere innocuo un individuo pericoloso per la comunità.
Come lo squilibrio mentale, il delinquere è il sintomo di una malattia sociale; bisogna curare soprattutto (certamente retorico ma reale) prevenendo attraverso la cultura della legalità con un investimento che si insinui nel tessuto delle strutture educative e rieducative. La maggior parte dei cittadini si deresponsabilizza di fronte a chi delinque come fosse avulso dal sistema sociale. Il più frequente pensiero comune consiste nell’accusare il sistema giudiziario affermando che il delinquente esce troppo spesso e/o troppo presto: la vera dinamica è opposta, la carcerazione preventiva o anche la condizione di indagato possono essere lunghissime prima di stabilire se il sospettato sia colpevole o meno; i colpevoli sono condannati e gli innocenti sono discolpati, entrambi dopo un tempo sempre troppo lungo.
Il calendario è in definitiva l’espressione di chi sta vivendo l’esperienza del carcere, di chi vuole comunicare all’esterno e testimoniare non solo con immagini ma anche con parole (riflessioni, appunti, versi).Da segnalare infine gli interessanti box che contengono dati anche inediti o poco conosciuti.
Spesso si scatena la caccia al “mostro” da sbattere in prima pagina: questa volta sono i “mostri” che ci “hanno messo la faccia”, hanno creduto e soprattutto permesso, la diffusione di un prodotto in cui si potrà trovare ogni mese la motivazione ad impegnarsi per dare alla pena il senso che la Costituzione le ha assegnato.
Il calendario, si propone di divulgare il più possibile la realtà carceraria tra le persone comuni che ne sono inconsapevoli o che non sono sensibili alla questione. Sappiamo che circa l’80% della popolazione ignora o vuole ignorare una fetta cospicua , affatto trascurabile, della nostra società: circa 70mila reclusi adulti reclusi e “costretti” in 43.327 posti , tale è infatti la capienza regolamentare degli istituti penitenziari italiani .
Le immagini del “lunario” ritraggono momenti di vita scolastica, lavorativa o di intrattenimento , situazioni costruite con impegno e costanza dagli operatori penitenziari, dagli insegnanti, dai volontari. Alla base di tutto volontà nel creare strutture, risorse e possibilità per fornire un speranza di dignità umana; oggi completamente defraudata dalla gravissima condizione in cui versa il sistema.giudiziario e penitenziario.
Gli “interni “delle altre carceri italiane non somigliano sempre al mondo che appare nelle immagini: le attività e le strutture riprese sono praticate ed utilizzate non sempre e non da tutti; le location sono quelle della casa di reclusione di Rebibbia , notoriamente una delle isole felici nel panorama della detenzione.
Nella civile Italia i detenuti si ammalano, non sono curati adeguatamente, muoiono, si suicidano, a volte non hanno spazi sufficienti per il minimo decoro necessario all’espletamento dei bisogni primari.
Eppure la maggior parte della gente non prova sdegno, come se tutto questo facesse parte di una naturale afflittività della pena.
Nonostante sia abolita la pena di morte in Europa e recentemente l’Italia sia stata promotrice della moratoria contro la pena di morte nel mondo, la maggior parte della gente vive nella convinzione che la vendetta appaghi o che faccia giustizia.
La vendetta non serve a nulla, tanto quanto la punizione afflittiva.
Unico fine della detenzione dovrebbe essere quello di rendere innocuo un individuo pericoloso per la comunità.
Come lo squilibrio mentale, il delinquere è il sintomo di una malattia sociale; bisogna curare soprattutto (certamente retorico ma reale) prevenendo attraverso la cultura della legalità con un investimento che si insinui nel tessuto delle strutture educative e rieducative. La maggior parte dei cittadini si deresponsabilizza di fronte a chi delinque come fosse avulso dal sistema sociale. Il più frequente pensiero comune consiste nell’accusare il sistema giudiziario affermando che il delinquente esce troppo spesso e/o troppo presto: la vera dinamica è opposta, la carcerazione preventiva o anche la condizione di indagato possono essere lunghissime prima di stabilire se il sospettato sia colpevole o meno; i colpevoli sono condannati e gli innocenti sono discolpati, entrambi dopo un tempo sempre troppo lungo.
Il calendario è in definitiva l’espressione di chi sta vivendo l’esperienza del carcere, di chi vuole comunicare all’esterno e testimoniare non solo con immagini ma anche con parole (riflessioni, appunti, versi).Da segnalare infine gli interessanti box che contengono dati anche inediti o poco conosciuti.
Spesso si scatena la caccia al “mostro” da sbattere in prima pagina: questa volta sono i “mostri” che ci “hanno messo la faccia”, hanno creduto e soprattutto permesso, la diffusione di un prodotto in cui si potrà trovare ogni mese la motivazione ad impegnarsi per dare alla pena il senso che la Costituzione le ha assegnato.
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