Cara Toffia, Viola



Cara Toffia,
son passati 11 anni ma sembra ieri che qualcuno degli entusiasti organizzatori mi fermò per chiedermi se mi andava di fare una mostra da te durante il festival della Valle del Farfa, senza dubbi accettai perché per me l'arte deve andare ovunque come un messaggio per chiunque, e l'entusiasmo degli organizzatori, era il mio.


Iniziai questo percorso ogni anno, a cavallo di ferragosto: una volta nel teatro del paese, una volta nel bel palazzo antico, una volta in una rimessa e più volte in una cantina. Ecco sì, la cantina era proprio per me perché in quei 5 giorni, quella cantina umida con la finestra perennemente aperta e una porta di legno che poteva esser soffiata facilmente da lupo Ezechiele, era il mio Moma in trasferta, era il luogo dove non solo gli addetti ai lavori finalmente sarebbero entrati come accade spesso nei musei, ma chiunque.
Una vera soddisfazione, si comincia... quasi: organizzatori in fibrillazione, trampolieri, gli spettacoli itineranti di artisti di strada, i mangiafuoco, i balli orientali e di ogni genere, artigiani creatori di magici gioielli fatti d'argento rame e ottone, creatori di lampade, lavoratori di cuoio come antico mestiere, organetti, fisarmoniche, nacchere e canti.
Luci, musica e via: si cominciano i 5 giorni di pura magia.
La gente si muove ovunque, entra alla mia mostra, esce, comprende non comprende affatto, fa battute, non ne fa, si commuove, immagina, ride: una meraviglia.
La mia cantina-museo ha quelle luci giallognole di qualcosa di antico, quella cantina... non so che età avrà ma si respira aria di vissuto, nei momenti di fermo penso sempre a quanta gente sia passata lì dentro dal tempo che è stata costruita ma poi mi distraggo e torno alla magia, entra un bambino: è sconvolto dal nudo femminile dipinto, è imbarazzato non sa dove e se guardare, ed un altra bambina della stessa età gli insegna che il nudo è normale. Ragiono sulle diverse educazioni: affascinante... e spero dentro di me che quella bambina contagi il bimbo dall'educazione troppo imbarazzata perché so che vivrà meglio.
Vedere e ascoltare i musicisti che entrano e suonano e cantano mi fanno venir voglia di ballare e quindi ballo fra quadri note e sorrisi, qui si può, e fondersi in un'unica arte, è impagabile.
Tutte le età, uomini, donne, ragazzi, chi sorride, chi dice che non capisce, chi fa domande capaci di mettermi in difficoltà e chi ti guarda e ti chiede come ti sia venuto in mente di andare laggiù, in una cantina di un paese poco conosciuto, ciò mi intenerisce e fa sorridere.
Penso che sia il mio messaggio, in fondo essere un artista è una missione. La fatica che faccio per portare scenografie e i miei 40 quadri da un ottavo piano (uno a piedi!),  compressi poi nella mia ormai vecchia 500 e sul suo tettino, viene ripagata dalla sintonia fra artisti organizzatori e partecipanti, dall'idea comune.
La felicità di un artista è anche questa. Lo faccio dal profondo, non ho bisogno di una galleria riconosciuta per ricordarmi chi sono o sentirmi protetta.
Il mio ritorno è sempre traumatico, smonto di notte, il mio Moma ridiventa una cantina, sono le tre, le quattro, è buio ma ci sono gli organizzatori che puliscono come hanno fatto ogni sera con dedizione e amore per la collettività.
La mia macchina è di nuovo stracolma, durante il ritorno un camionista stanco certamente più di me si accosta pigramente attratto dalle gambe scoperte ma poi, povero uomo, incuriosito e spiazzato mi dice che "pare un circo", il mio. La stanchezza non mi trattiene la risata, un circo da sola mi attira non poco, ci penserò, grazie per l'idea signor camionista.
Arrivo a Roma alle cinque o le sei di mattina sperando che nessuno del palazzo veda che straccio che sono perché lì la magia è finita, e quasi nessuno sa quale sia il mio lavoro, mi viene da ridere, penso ogni anno che non ho più l'età per questa fatica fisica ma continuo a credere.
L'entusiasmo collettivo mi appartiene e al mio messaggio d'artista ci credo da una vita e a te mia movimentata Toffia, ci credo.

E' il 2002, 2003... 04, ...05, 6, 7, 8, 9, 10, 2011 e faticosamente è il 2012.

Ecco il 2012: Arrivo da te, solita fatica, ho 10 anni di più che si sentono comunque, non sono più la draga di una volta ma faccio ancora le stesse cose, compresa una gara di corsa con un ragazzino prima di iniziare a montare la mostra... vinco io ma l'ho fregato sul tempo barando vergognosamente.
Cerco la cantina, gli organizzatori che, tranne per la ragazza dai bei capelli ricci e neri che contrastano con la pelle lunare, sono quasi tutti diversi; la mia cantina non è più lei, sì è lei ma è una cantina vera e propria: l'odore è acre, davanti alla mia porta una mutanda volata da qualche parte mi dà il ben venuto... giro per il paese, meno persone e meno cura, che accade? ... manca qualcosa, la cerco non so cosa sia, qualcuno non saluta eppure lo vedo da anni!  Chiedo un'informazione a uno dei nuovi organizzatori ma farfuglia qualcosa senza fermarsi, intuisco che stia dicendo che lui non sa nulla... e non saluta neanche lui, strano, è uno dei nuovi ma... lo vedo da anni.
Eri il paese dei balocchi per me! Tutti salutavano tutti, e ora? che succede? non trovo più i sorrisi, del musicista trampoliere Geraint neanche l'ombra come di quei particolari spettacoli itineranti, gli artigiani sono lontaaani lontani dal centro del paese e sono molto meno, di quei creatori di lampade colorate che sembrano sculture, nulla. Mancano tante cose ma in particolare non trovo più quel qualcosa... non la trovo proprio, cerco ovunque, cos'è?
Ah... Ecco cosa manca, manca... l'anima, il fascino; sei divenuta come una vecchia signora che crede che l'autenticità ed il fascino stiano nel rivedersi giovane e che usa tutti i mezzi disponibili per rilisciare la pelle non sapendo che, l'autenticità, il fascino, sono nella spontaneità dell'essere e nel proprio naturale divenire.
Cerco, ma di fascino e anima non se ne parla:  tutto è soffocato da una disarmonia che non so ma che sento a pelle.
No, la gente non saluta più o comunque molto meno... ammetto che ho il timore che tutto diventi come quei luoghi all'avanguardia qui di Roma, quei centri di cultura che si pubblicizzano aperti al mondo ma sono chiusi, puoi cercare di introdurti, di conoscere in qualche modo ma la gente se non sei un simile non ti guarda, la maggior parte è scostante e poco gentile: non accetta il diverso e fa lotte contro la discriminazione...


A fine agosto del 2012 scrissi al tuo primo cittadino una lunga sentita e partecipe e-mail  in cui spesi tempo per cercare di far capire cosa c'era che non andava  secondo me, secondo le impressioni di tutte le persone che con me hanno vissuto quei giorni, visitatori compresi, ci tenevo perché lui è una persona appassionata e orgoglioso del suo paese.
Sono certa, mi risponderà...
La mia isola felice di fatica e condivisione di intenti che fine faranno, l'isola non c'è più?
Mi domando se avrà ancora un senso venire da te, Toffia, quest'anno, per un artista, per me.
Ancora non lo so, lo saprò il 13 agosto 2013.


Comunque  c'è sempre una nota positiva: le isole felici si spostano nascono, muoiono, per poi ancora rinascere, non si sa quanta vita abbiano ma se non ci sarò, sarò comunque nel mio studio, nel mio atelier, e sarò sempre disponibile a nuovi e vecchi incontri perché (per ora) il mio studio ed io, siamo ancora un'isola felice. 

con amore
Viola

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2013-292