opera numero: 251-2005

3 commenti:

Catia Granati ha detto...

"La Dama col cappello rosso"

L’arte di Viola di Massimo è a cavallo, in bilico tra l’intimo e il teatro, tra il camerino e il palcoscenico. Oscilla tra questi due poli. E “il gioco a pendolo” che delinea con le sue pennellate spiazza chi rimane colpito da quella bizzarra figura. Il soggetto preferito di Viola è se stessa, abita un angolo indefinito e fantastico in cui gli oggetti prendono vita, dove il pavimento a scacchi diventa instabile, ma solo per lo spettatore, perché la regina incontrastata di quello spazio lì, con il suo cappello rosso come corona e la collana di perle nere come attributo regale, si muove del tutto a suo agio. Quando dà l’idea di perdere l’equilibrio dall’alto delle sue scarpe nere con tacco, sembra essere a beneficio di chi guarda, per strappargli un piccolo sorriso e creare complicità tra loro.

Se in alcune delle ultime tele Viola Di Massimo sembra padrona di questo bizzarro palcoscenico animato, in cui ogni oggetto fa la sua parte secondo un copione stabilito, in altre realizzazioni contemporanee si ha un cortocircuito: la nostra protagonista sembra rifugiarsi in questo spazio, come in un luogo privato, dove chi guarda si sente quasi di troppo, forse è diventato indiscreto, ha seguito la donna dietro le quinte, ha superato il sipario credendo che la rappresentazione continuasse ed ora si trova nel luogo più privato dell’artista: il camerino. Un camerino dove il rosso domina, un camerino uguale al palcoscenico.

Queste opere, su tela o semplice legno e segnate da una certa solitudine, hanno l’atmosfera che si respira anche in alcune creazioni dei primi anni, del ‘93 e del ‘94 in particolare, segnate da uno sfondo più scuro, dove la tonalità del marrone regna e in cui emergono forti i toni chiari della pelle di una figura femminile, o il bianco, il rosso e il nero di un suo capo di vestiario. Ma le mani delle protagoniste sono ipnotizzanti; ingrandite e distorte catturano la nostra attenzione più del semplice ovale del viso; d’altra parte il viso si perde in quel grande corpo dalle forme accentuate dove lo spazio non è dominato da quelle donne, come lo sarà nelle opere di questi ultimi anni, ma al contrario le invade.

I colori ombrosi degli sfondi marcano i sentimenti che l’opera suscita, non è certo un sorriso quello che segna il viso dello spettatore che guarda quelle tele, ma una sensazione di tristezza: forse è un incubo quello che si ha di fronte. Poi lo spazio si popola di figure, di carte da gioco, di oggetti animati ed ecco il cappello rosso, la corona. La donna adesso è regina, ora è riuscita a dominare il suo mondo, ne è ben padrona e lo sfondo scuro non invade più il corpo, il malessere non regna più, le distorsioni delle forme sono come il frutto di un semplice specchio, di un gioco, sono uno spettacolo. E Viola Di Massimo strizza l’occhio allo spettatore.

Catia Granati
Storica dell’arte e web editor per www.lesflaneurs.it

simonetta ha detto...

un artista che esprime la propria anima.. complimenti

Viola ha detto...

grazie Simonetta.